Workshop “Il dilemma della creatività digitale: l’IA può detenere il diritto d’autore?”
a cura di Ellese Giulio
Su questo quesito – e non solo – si è interrogato l’Avvocato Simone Aliprandi, autore del libro “L’Autore Artificiale” (disponibile sia in formato elettronico presso le principali librerie, che in formato cartaceo presso l’editore Ledizioni[1]) presentato durante il workshop dal titolo “Il dilemma della creatività digitale”.
L’incontro, promosso dall’Associazione Centro Studi di Informatica Giuridica di Ivrea, nella persona di Diego Giorio, e moderato dall’Avvocato Maria Elena Iafolla, si è tenuto presso il “Centro Rinascimenti Sociali” di Torino in modalità ibrida.
Durante questa chiacchierata informale, sono emersi importanti spunti di riflessione, dei quali si propone un riassunto.
[1] https://www.ledizioni.it/prodotto/lautore-artificiale/
L’IA è ancora distinguibile dallo sforzo di un essere umano?
L’ “Intelligenza Artificiale” è ormai una parola sulla bocca di tutti, e qualunque sia il lavoro che facciamo non occuparcene ci esclude da un mondo.
Il libro è stato scritto “di pugno” da un Avvocato che ha per obiettivo la divulgazione e l’accessibilità nei confronti di tutti – questa e altre sue opere sono infatti rilasciate in licenza Creative Commons 4.0 – si interroga su quale sia l’attuale stato dell’arte e cosa potrebbe cambiare dal punto di vista della proprietà intellettuale, se il libro lo avesse scritto ChatGPT.
Uno dei capitoli è stato inizialmente scritto dal software che tutti noi abbiamo imparato a conoscere nel corso di questi mesi, ma – sottolinea Aliprandi – la necessità di effettuare un controllo e revisionare il lavoro svolto dall’Intelligenza Artificiale ha richiesto più tempo e stravolgimenti del previsto, al punto da rendere preferibile “il modo tradizionale”.
Al giorno d’oggi, un algoritmo può dare opera di difficile distinguo da umano con un input di poche parole. Di Intelligenza Artificiale se ne parla da decenni, ma nell’ottica compilativa (cioè automatizzazione e supporto a compiti che potremmo definire routinari/noiosi).
«Fino a pochi mesi non ci immaginavamo uno scenario in cui potesse esistere una IA creativa. Poi Chatgpt ci ha meravigliato… ma è proprio in questo frangente che dobbiamo riflettere sui cambiamenti che l’Intelligenza Artificiale avrà nella proprietà intellettuale».
Spiega Aliprandi che il diritto d’autore è “antropocentrico” (l’uomo è al centro), e si è evoluto nell’ottica in cui è un essere umano a rappresentare il primo portatore di diritti. Ma se l’Intelligenza Artificiale produce un qualcosa di non distinguibile rispetto all’opera di un essere umano, dobbiamo iniziare a riflettere su cosa questo comporti.
La creatività dell’IA avrà delle ripercussioni sul diritto applicato, e dal punto di vista legislativo siamo indietro. Il diritto in atto è quello dei “termini di utilizzo” delle piattaforme, non esistendo oggigiorno né sentenze “solide”, né specifici articoli di legge.
La “creatività” della macchina: è quasi un secolo e mezzo che ragioniamo su questo tema
Durante l’incontro, l’Avvocato Aliprandi ha spiegato come le sue ricerche per la redazione di questo libro lo abbiano portato fino ad una sentenza di quasi 140 anni fa, avente per oggetto una fotografia di Oscar Wilde pubblicata senza permesso dell’autore da una rivista.
Il caso giuridico, divenuto una pietra miliare del diritto d’autore americano, ha affrontato il tema della “creatività mediata dalla macchina”.
Il Giudice di merito, in quel caso, riconobbe che era il fotografo a decidere come “impostare” la foto, per quanto fosse sufficiente premere un pulsante. Sussistendo quindi un apporto “intellettuale” originale, adatto a riconoscere l’esistenza della tutela del diritto d’autore per la fotografia.
E se a realizzare l’opera dell’ingegno fosse stato un animale?
A seguito di un’altra sentenza d’oltreoceano, la Legge sul diritto d’Autore nega espressamente tale possibilità. Possiamo quindi ragionare per analogia sulla macchina, che non ha capacità giuridica? Le conclusioni di Aliprandi differiscono da tale ragionamento, in quanto è importante prendere coscienza che il software, parallelamente all’animale riceve un input, e da un output… ma in questo secondo caso c’è pur sempre un essere umano che ha ancora possibilità di intervenire sui risultati proposti dall’algoritmo, e approvare oppure richiedere integrazioni.
Nei “requisiti” richiesti ad un’opera per essere tutelata dal diritto d’autore, si richiedono tre principali cose:
- la c.d. Skill , cioè la capacità di fare qualcosa;
- il c.d. Labour , cioè il lavoro/ fatica che l’autore ci mette dietro;
- il c.d. Judgement, cioè la decisione con cui si stabilisce che “l’opera è pronta”.
L’Intelligenza Artificiale è riuscita a coprire le prime due, e all’uomo è rimasto il terzo.
La “similarity of content”.
I termini di utilizzo di OpenAI prevedno la clausola della: “similarity of content”, secondo la quale, a fronte di una richiesta troppo semplice e poco dettagliata, potrebbero derivare dei contenuti molto simili a quelli forniti ad altri utenti che abbiano fatto la medesima imprecisa richiesta. Da dieci impulsi di dieci diversi autori, potrebbero derivare dei contenuti con elementi simili tra loro, innescando un vero e proprio cortocircuito del diritto d’autore in quanto tutti e dieci potrebbero vantare i medesimi diritti di inventiva.
L’uso dell’IA nelle notizie false
Senza addentrarsi nel complesso piano dell’etica, con o senza l’Intelligenza Artificiale fenomeni come le c.d. fake news e la disinformazione non possono essere arginate o vietate in sé.
Il nocciolo del problema risiede nel fatto che adesso, grazie all’Intelligenza Artificiale chiunque può delegare a una piattaforma (spesso gratuita e di facile utilizzo) la creazione di contenuti dannosi.
Durante la conferenza, si è fatto riferimento al caso di “falso” con l’Intelligenza Artificiale, con il quale un concorso fotografico che ammetteva la possibilità di fotocomposizioni elaborate con strumenti artificiali è stato vinto da una fotografia interamente realizzata da un’IA. Da tale fatto dovremmo chiederci “che cosa sia la fotografia”.
È forse la tutela del Cittadino la ratio del Regolamento Europeo sull’Intelligenza Artificiale, che non si concentra sulle questioni del diritto d’Autore, bensì cerca di impostare una responsabilità in capo a chi fa utilizzo di Intelligenze Artificiali. Tale impostazione, secondo Aliprandi, è dovuta al fatto che ci sarà sempre qualcuno che schiaccerà il bottone dell’input, e schiaccerà quello di convalida del risultato.
Al seguente link è disponibile la registrazione dello streaming trasmesso su Youtube