Open Government Partnership 2014-2016

Secondo Piano d’azione nazionale Open Government Partnership (OGP) 2014-2016

L’Open  Government  Partnership  (OGP)  è un’iniziativa  multilaterale  dei  Governi  per  la promozione di politiche innovative che rendano le istituzioni pubbliche più aperte e responsabili, realizzando la trasparenza della PA ‐ pubblica amministrazione,  la  lotta  alla  corruzione  e  i principi  della  democrazia  partecipata.  L’OGP  è nata nel 2011 ed è passata da 8 a 64 membri in tre  anni:  i  Governi,  sottoscrivendo  la Dichiarazione  sull’open government,  si impegnano a realizzare gli obiettivi dell’OGP attraverso  alcune  iniziative,  sintetizzate  in  un Piano d’azione, il cui contenuto è stabilito in modo partecipato con  la società civile.

open government

Le azioni di open government  previste nel primo Piano d’azione italiano includevano misure per la  trasparenza,  l’integrità,  la  semplificazione  e politiche  di open data  e a sostegno della collaborazione  e  partecipazione  dei  cittadini all’attuazione delle politiche pubbliche.

Il secondo Piano d’azione OGP è il risultato di un processo di collaborazione e partecipazione che ha  visto  rappresentanti  del  Dipartimento  della funzione  pubblica,  dell’Agenzia  per  l’Italia digitale  (AgID)  e  dell’Autorità  nazionale anticorruzione (A.N.AC.), confrontarsi e lavorare con rappresentanti del la società civile per l’elaborazione e la stesura del documento. Rappresentanti  della  società civile e delle PA hanno raccolto idee, opinioni, suggerimenti ed individuato criticità nelle aree considerate.  Le  aree  tematiche  su  cui  si  è sviluppata  la  discussione  sono:  partecipazione; trasparenzainnovazione  tecnologica integrità ed accountability.
Una bozza del Piano è stata pubblicata on line ed è stata attivata una consultazione pubblica al fine  di  ricevere  un feedback  da parte degli stakeholder della  PA  attraverso  il  portale Partecipa!. La consultazione si è svolta dal 4 al 21 novembre 2014 e ha visto la partecipazione di 40 utenti che hanno espresso 174 voti e 60 commenti.

Csig Ivrea Torino ha partecipato alla consultazione con i seguenti contributi del presidente Avv. Mauro Alovisio e della Dott.ssa Paola Chiesa:consultazione

– appurato che non sono risultate efficaci scadenze e ipotesi di sanzioni, occorre cambiare tattica e e strategia: proporre riduzioni fiscali ed incentivi per i comuni che rilasciano dati open data, possibilità di attivare borse di studio e convenzioni con Centri di ricerca e pubblicare on line i dati connessi ai servizi erogati e puntare al settore turistico e culturale per i quali saranno pianificati finanziamenti europei;
– prevedere un raccordo sinergico fra le varie iniziative di rilascio dei dati a livello dei Comuni con il coinvolgimento dell’Anci al fine di evitare frammentazioni, dispersione di risorse, ridondanze e duplicazioni;

– prevedere l’obbligo di pubblicare on line la cassetta degli attrezzi open data (iter, linee guida, policy, valutazione di impatto privacy, licenze) per il rilascio dei dati ai fini di promuovere la replicabilità delle best practice;

– prevedere la normalizzazione tecnica e l’armonizzazione funzionale di tutti i dati rilasciati dalle PA;

– prevedere l’istituzione di un “numero verde open data” a supporto di aziende e cittadini, per la segnalazione di reiterate inefficienze tecniche e/o funzionali riscontrate sui portali open data;

– attivare forme di consultazione on line e di ingaggio con la popolazione (anche sui social media) al fine di individuare i data set da pubblicare on line;

– prevedere all’interno delle organizzazioni l’obbligo di organizzare la giornata della trasparenza aperta alla cittadinanza, imprese e associazioni, altri enti pubblici con una specifica sessione sugli open data; illustrare le linee guida e policy in materia ed il rilascio dei dati con relativa pubblicazione on line dei report di sintesi e video con relativo form di commenti;

-promuovere concorsi di idee sugli open data nelle scuole;

– attivare partnership e convenzioni con le università e centri di ricerca.

A questo link si può trovare il secondo Piano d’azione OGP nazionale che è stato pubblicato nel dicembre 2014.

 

Contributo Csig alla consultazione sulla crescita digitale

Contributo Csig Ivrea-Torino al Piano AgID “Crescita digitale”

La Presidenza del Consiglio, insieme al Ministero dello Sviluppo Economico, all’Agenzia per l’Italia Digitale e all’Agenzia per la Coesione, ha predisposto i piani «Piano nazionale Banda Ultra Larga» e « Crescita Digitale» per il perseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, nell’ambito dell’Accordo di Partenariato 2014-2020.

digitaleLa consultazione pubblica si è conclusa il 20 dicembre 2014.

Csig Ivrea-Torino ha partecipato nelle persone del Presidente, Avv. Mauro Alovisio, e della Dott.ssa Paola Chiesa, con particolare focus sulle azioni infrastrutturali trasversali (patrimonio ICT, data center e cloud), sugli open data, sulla sanità digitale e sui programmi di accelerazione.

E’ disponibile il report della consultazione, comprensivo dei dati sulla partecipazione, delle statistiche relative ai commenti, dei testi e commenti della consultazione.

In data 31 dicembre 2014 si è poi conclusa la consultazione AgID in materia di open data, alla quale Csig Ivrea-Torino ha partecipato insieme a APIHM, Associazione Privacy and Information Healthcare Manager, sottolinenado l’opportunità di promuovere, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy, il rilascio di determinate categorie di data set pubblici in modalità open data.

Il testo del contributo inviato è disponibile a questo link.

 

Droni, security e protezione dei dati personali

Italia all’avanguardia nella regolamentazione per l’utilizzo dei droni in ambito civile

Secondo una recente indagine a cura della Doxa Marketing Advice in materia di droni nel nostro paese la protezione dei dati personali-privacy costituisce l’aspetto che preoccupa di più gli Italiani nell’approccio a questi nuovi strumenti tecnologici.

droni

I droni possono, infatti, effettuare, attraverso telecamere e sensori dei trattamenti di dati personali, dati definiti dal codice della Privacy (D.Lgs. 196 del 2003) come qualsiasi informazione relativa a persona fisica, identificata o identificabile, sia direttamente (es. volto; voce) che indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale (es. dati delle targhe delle autovetture).

Il regolamento Enac del 1 dicembre 2013 (uno dei primi regolamenti a livello mondale per l’utilizzo dei droni in ambito civile) disciplina, all’art. 22, all’interno della sezione ad oggetto: “Disposizioni Generali per i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto” anche il profilo del trattamento dei dati personali (privacy).

Per continuare la lettura dell’articolo dell’avv. Mauro Alovisio, Presidente di CSIG Ivrea-Torino, sulla rivista telematica “La voce del diritto”, cliccare sul seguente link

Contributo Csig alla consultazione online su La Buona Scuola

 Consultazione pubblica su La Buona Scuola

Csig, Centro Studi Informatica Giuridica di Ivrea-Torino, ha partecipato alla consultazione pubblica online “La Buona Scuola“, che è stata aperta dal 15 settembre al 15 novembre 2014.

labuonascuola

Qualche numero sulla partecipazione:

207.000 partecipanti online

200.000 partecipanti ai dibattiti sul territorio

1.800.000 partecipanti totali, online e offline

In particolare la consultazione ha avuto ad oggetto 12 punti, tra cui la formazione, l’innovazione, il sistema di valutazione degli insegnanti, il digitale, i dati, la trasparenza, le nuove alfabetizzazioni.

Nel nostro contributo abbiamo richiamato l’attenzione in particolare sui concetti di pari opportunità, bullismo, cyberbullismo, legalità, trasparenza.

Riportiamo il link al contributo di Csig Ivrea-Torino ed ai risultati della consultazione, con focus sul Piano di attuazione

 

Ma la nostra salute non è un segreto?

Dati sulla salute e privacy

Nel mercato dei Big Data, le più ambite sono senza dubbio le informazioni sanitarie. Ma i dati sulla nostra salute sono anche i più sensibili e protetti: quale datore di lavoro ci assumerebbe sapendo che siamo malati? Quale istituto di credito ci concederebbe un mutuo? E chi ci farebbe sottoscrivere una polizza?

Finora abbiamo creduto che almeno i segreti sulla nostra salute fossero al riparo da occhi indiscreti. Una falla del sistema permette di identificare i pazienti. Così datori di lavoro e industrie potrebbero servirsene.

saluteIl punto su ricerca e privacy e sul mercato dei big data in sanità.

Leggi l‘articolo del Corriere della Sera che contiene anche il contributo dell’avv. Mauro Alovisio, Presidente del Centro Studi Informatica Giuridica di Ivrea-Torino.

 

Convegno sul cyberbullismo Non bull-arti di me

Arte e attività educative contro il cyberbullismo

Il 10 dicembre 2014 al Centro Studi Sereno Regis, in via Garibaldi 3 a Torino, si terrà il convegno sul cyberbullismo “Non bull-arti di me”.

Tra i relatori ci sarà anche il Presidente del Centro Studi di Informatica Giuridica di Ivrea-Torino, avv. Mauro Alovisio, che condurrà il laboratorio dal titolo “Bullismo e cyberbullismo nella rete: strumenti giuridici e il tentativo del codice di autoregolamentazione

Un pomeriggio dedicato alla formazione, allo scambio di buone prassi e al confronto con esperti sul tema del cyberbullismo. Il convegno verrà condotto con la metodologia dell’apprendimento cooperativo (cooperative learning) permettendo ai partecipanti di approfondire, riflettere e confrontarsi in gruppo sui temi proposti dagli esperti.

nonbullartidime

Ciclo di laboratori:

Simona Tirocchi, “Il cyberbullismo nell’era dei social media. Quale Media Education per la prevenzione”?

Valter Bouquié, “L’aggressività digitale: le nuove dinamiche del conflitto; l’esperienza del Protocollo con il Tribunale dei Minori”

Alberto Rossetti, “Cyberbullismo: l’identità è in gioco”

Michele Ferraud, “what’s up online? chi sono e cosa fanno i ragazzi online”

Mauro Alovisio, “Bullismo e cyberbullismo nella rete: strumenti giuridici e il tentativo del codice di autoregolamentazione”

Durante il convegno verranno esposte le opere realizzate dagli Istituti superiori partner del progetto.

Link al video del convegno

Il fattore C in Rete: competenze, conoscenze, consapevolezze

Competenze, conoscenze e consapevolezze nella Rete

Segnaliamo “La Rete ed il fattore C (competenze, conoscenze e consapevolezze)”, il nuovo ebook a cura dell’associazione Wister. Presentazione il 29 ottobre 2014, ore 11.30, presso la Sala Caduti di Nassiriya in Senato, a Roma.

 rete e fattore CTale volume nasce a seguito degli incontri e dei learning meeting gratuiti promossi dalla rete Wister-SGI che hanno visto alternarsi in platea docenti, genitori, educatori, studenti e amministratori.

All’interno del volume è presente il contributo del Presidente di CSIG Ivrea-Torino, avv. Mauro Alovisio, ad oggetto: “Il cyberbullismo: scenari e profili giuridici ed il tentativo di codice di autoregolamentazione“.

Per maggiori informazioni clicca qui

Dichiarazione dei diritti in Internet: consultazione pubblica

Partecipazione alla consultazione pubblica sulla bozza della Dichiarazione dei diritti in Internet

Il CSIG Ivrea-Torino partecipa alla Consultazione Pubblica sulla bozza della Dichiarazione dei diritti in Internet, promossa dalla Commissione per i diritti e i doveri relativi ad Internet, pubblicata sul sito della Camera e anche nella piattaforma dei Media Civici. cconsultazione internet

Il testo della bozza si trova a questo link

Per partecipare alla Consultazione: http://camera.civi.ci/

Il testo della bozza è suddiviso in quattordici punti:

1. Riconoscimento e garanzia dei dirittti; 2. Diritto di accesso; 3. Neutralità della rete; 4. Tutela dei dati personali; 5. Diritto all’autodeterminazione informativa; 6. Inviolabilità dei sistemi e domicili informatici; 7. Trattamenti automatizzati; 8. Diritto all’identità; 9. Anonimato; 10. Diritto all’oblio; 11. Diritti e garanzie delle persone sulle piattaforme; 12. Sicurezza in rete; 13. Diritto all’educazione; 14. Criteri per il governo della rete;

Lasciateci un vostro commento, entro il 15.02.2015, se volete contribuire con noi alla consultazione (che chiuderà il 27.02.2015).

info@csigivreatorino.it

Contributo Csig alla consultazione online sul cyberbullismo

Contributo Csig Ivrea-Torino alla consultazione sulla bozza del Codice di Autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo

Oggetto: consultazione in  materia di cyberbullismo (scadenza 24 febbraio 2014)

In riferimento alla consultazione pubblica promossa in data 8 gennaio 2014 dal Ministero per lo Sviluppo Economico ad oggetto la bozza[1] del Codice di Autoregolamentazione per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo consultabile al link, l’associazione Centro Studi di informatica Giuridica di Ivrea-Torino (acronimo CSIG, relativo blog consultabile al link: http://csigivreaorino.it) esprime apprezzamento per l’iniziativa, in quanto finalizzata a promuovere l’informazione, la sensibilizzazione e la cultura della prevenzione in materia di bullismo e intende partecipare alla stessa con il presente documento con osservazioni, integrazioni e suggerimenti.

Premesso che per contrastare un fenomeno complesso come il bullismo occorrerebbe promuovere la costituzione di reti sul territorio e concreti investimenti in risorse, persone, formazione e adottare una visione sistemica sia del mondo off-line e non solo on line, si suggerisce:

di integrare il testo della premessa del documento con un richiamo alle altre imprescindibili fonti normative di riferimento: in via esemplificativa e non esaustiva: la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea (2000 C/364/01); le direttive privacy e quella sull’e-commerce e le rispettive leggi di recepimento; la Direttiva sulla lotta all’abuso sessuale e alla pedopornografia via internet del 27/10/2011;
di prevedere all’interno delle premessa e del documento, le definizioni corrette ed esaustive di bullismo e di cyberbullismo; in assenza di definizioni o in presenza di definizioni generiche, si evidenziano i gravi rischi di mancata applicazione del codice, di applicazioni arbitrarie e dell’inutilità dell’autoregolamentazione;
– di citare per completezza di analisi i precedenti documenti di autoregolamentazione in materia di minori ed internet[2].

All’interno della premessa, primo capoverso: “La progressiva diffusione in Italia del fenomeno del cyberbullismo, inteso come l’insieme di atti di bullismo e di molestia effettuati tramite mezzi elettronici come l’e-mail, la messaggistica istantanea, i blog, i telefoni cellulari e/o i siti web posti in essere da un minore”, sono riportati strumenti di comunicazione disomogenei e non sono citati i social media.

All’interno della premessa è riportato che “La crescente tendenza dei giovani a sviluppare, attraverso l’uso dei nuovi media, una forma di socialità aggressiva e violenta che può indurre all’adozione di quei comportamenti discriminatori e denigratori verso i propri coetanei che spesso sfociano in episodi di cyberbullismo, attraverso la diffusione di post ed immagini o la creazione di gruppi “contro”; si suggerisce, in considerazione dell’impatto di tale assunto di citare le fonti documentate, i dati, le pubblicazioni e le ricerche a fondamento di tale affermazione pericolosa che sembrerebbe demonizzare l’utilizzo di internet in un paese dove, a differenza degli altri paesi europei, solo il 50% della popolazione naviga on line.

Art. 1 del testo: ”Gli operatori che forniscono servizi di social networking, i fornitori di servizi on line, di contenuti, di piattaforme User Generated Content e social network che aderiscono al presente Codice, di seguito denominati “aderenti”, si impegnano ad attivare appositi meccanismi di segnalazione di episodi di cyberbullismo, al fine di prevenire e contrastare il proliferare del fenomeno”:occorrerebbe illustrare con chiarezza ai cittadini e agli operatori la differenza fra i fornitori di servizi di social networking e i fornitori di servizi on line.

Art. 3 del testo: “Gli aderenti si impegnano a rendere efficienti i meccanismi di risposta alle segnalazioni (effettuati da personale opportunamente qualificato) azionati in termini di tempi di rimozione dei contenuti lesivi per la vittima del cyberbullismo, non superiori alle 2 ore dall’avvenuta segnalazione, al fine di evitare che le azioni si ripetano e/o si protraggano nel tempo, amplificando gli effetti che la condotta del cyberbullo ha in Rete sulla vittima, per la quale l’efficacia della segnalazione costituisce l’unico strumento possibile di controllo.
2- Gli aderenti si impegnano, per quanto tecnicamente possibile e praticabile, a garantire ulteriore efficacia al contrasto del fenomeno del cyberbullismo anche attraverso l’oscuramento cautelare temporaneo del contenuto lesivo segnalato”: si segnala come non sia specificato cosa si intenda per “personale altamente qualificato” e non sia evidenziato il ruolo strategico della formazione continua e dell’aggiornamento professionale degli operatori. Si sottolinea come non sia descritta e regolamentata in modo adeguato la procedura di notice&takedown e come il termine indicato di due ore sia troppo ristretto e comporti costi e problemi organizzativi e gestionali a carico delle piattaforme on line.
Il sopra citato termine “oscuramento” (termine a-tecnico) sembrerebbe far riferimento alle attuali procedure di inibizione all’accesso dei siti attuate in sede penale contestualmente alle ordinanze di sequestro preventivo ma il sopra citato articolo sembra riferirsi nel caso in esame a provvedimenti da adottare senza neppure un ordine dell’Autorità giudiziaria.

Art. 4: “Nel rispetto della normativa sulla riservatezza dei dati personali, gli aderenti potranno promuovere e attuare apposite politiche che consentano alle Autorità competenti di risalire all’identità di coloro che utilizzano il servizio per porre in essere comportamenti discriminatori e denigratori con l’intento di colpire o danneggiare l’immagine e/o la reputazione di un proprio coetaneo”.Si rileva come non si comprenda quali siano le autorità competenti; occorrerebbe inserire un richiamo chiaro ed esplicito all’autorità giudiziaria; si osserva come non abbia senso la previsione di coetaneo, si propone a tal fine di inserire “...l’immagine e/o la reputazione del minore”.
Art. 4 secondo comma: “Gli aderenti si impegnano altresì a sensibilizzare con campagne di formazione e informazione sull’uso consapevole della Rete, ciascuno per quanto di propria competenza e sulla base di linee guida indicate dal Comitato di cui all’articolo 5, l’utenza Internet sulla possibilità per chi pone in essere comportamenti discriminatori e denigratori con l’intento di colpire o danneggiare l’immagine e/o la reputazione di un minore di essere scoperto e per le vittime sulla concreta possibilità di difesa offerta dal presente Codice
Si suggerisce di prevedere l’attivazione di una rete di mediazione sul territorio: persone fisicamente vicine alla vittima e ai bulli, perché il bullismo nasce offline: occorre lavorare insieme ai ragazzi sulla consapevolezza di quello che postano e che scrivono quando sono online piuttosto che inserire norme e regole.
Si suggerisce di segnalare on line sul sito del Ministero per lo Sviluppo Economico le best practice in materia di prevenzione e contrasto in materia di bullismo (es. le prassi di riconciliazione tra vittima e bullo attuate presso i Tribunali dei Minori) e di coinvolgere maggiormente il Miur, le università e i centri di ricerca[3], le scuole, nella pianificazione di corsi, seminari, eventi on line, web seminar informativi in streaming, campagne informative in primis per gli adulti.

All’art. 5, 1. “Al fine di monitorare periodicamente l’effettiva applicazione del Codice da parte degli operatori aderenti, è istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico un Comitato di monitoraggio, composto da esperti di comprovata esperienza e professionalità sulle tematiche connesse alla protezione dei minori e all’utilizzo delle nuove tecnologie e dai firmatari del presente Codice.
2. In esito al monitoraggio, qualora venga riscontrato il reiterato mancato rispetto degli impegni assunti con il presente Codice da parte dei Firmatari, il Comitato potrà, in esito ad apposita procedura, formulare uno specifico Richiamo nei confronti dell’Aderente che se ne sia reso responsabile.
3. Il Comitato ha, inoltre, il compito di favorire studi e ricerche sul fenomeno del cyberbullismo anche attraverso una relazione annuale sul fenomeno e sull’efficacia delle misure intraprese dagli Aderenti.
4. La partecipazione al Comitato non comporta oneri per lo Stato”.

Si suggerisce di:

integrare che il sopra citato richiamo sarà pubblicato on line sia sulle pagine del Comitato sia sulla piattaforma attraverso la quale si è compiuto il comportamento illecito;
– prevedere delle regole di comunicazione da parte  del Comitato di un nuovo termine per ottemperare;
– prevedere sanzioni più severe ed incisive nel caso di reiterazioni dei comportamenti di cyberbullismo attraverso le piattaforme on line;
– inserire specifici pittogrammi di segnalazione di “criticità cyberbullismo” nella home page delle piattaforme e dei siti.

L’iniziativa dell’adozione di un codice di regolamentazione su una tematica cosi delicata è lodevole ma sfugge al cittadino, al genitore, al docente quale sia la struttura di presidio, l’ente che la vittima del cyberbullismo, il genitore può contattare e attraverso quali canali (mail, telefono, fax).

Si suggerisce di prevedere, nell’ottica migliorativa:

– forme di revisione periodica e aggiornamento del codice;
– pubblicazione on line dei verbali e degli atti del Comitato nell’ottica di trasparenza e condivisione della conoscenza;
– l’approfondimento della tematiche della responsabilità dei genitori per gli episodi di cyberbullismo e della comunicazione degli episodi di bullismo da parte degli organi di informazione (tenuti al rispetto del Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica).

Si resta a diposizione per ogni ulteriore ed eventuale approfondimento e nel complimentarci per la preziosa iniziativa in oggetto nella complessa attuale fase di innovazione tecnologica, si inviano i più cordiali saluti.
Presidente dell’associazione
Associazione Centro Studi di Informatica Giuridica di Ivrea-Torino (CSIG Ivrea-Torino)
Mauro Alovisio (333-3597588)

Hanno contribuito alla stesura del presente documento: Avv.Mauro Alovisio, Ing. Marco Baldassari; Dott.ssa Paola Chiesa; Dott. Alberto Rossetti, Avv. Monica Senor.
Il presente documento è edito con licenza creative commons (CC BY-NC-SA 3.0 IT)


[1] La sopra citata bozza è stata redatta al termine di un tavolo di lavoro presieduto dal Vice Ministro dello Sviluppo economico Antonio Catricalà, al quale hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni (Mise, Agcom, Polizia postale e delle comunicazioni, Autorità per la privacy e Garante per l’infanzia), delle Associazioni (Confindustria digitale, Assoprovider ecc.) e degli operatori (Google, Microsoft ecc.).

[2] V. Ministero delle Comunicazioni; Codice di autoregolamentazione Internet e minori, del 2003; per approfondimenti: http://www.diritto.it/materiali/consumatori/dona8.html

[3] Si segnala a riguardo il Centro di Ricerca su Internet e società Nexa del Politecnico di Torino; v. per approfondimenti.  http://nexa.polito.it/

Contributo Csig a mozione su Open Data e software libero

Revisione testo finale mozione su Open Data e software libero.
La nostra associazione Centro Studi di Informatica Giuridica di Ivrea-Torino (CSIG) ha collaborato alla revisione del testo finale delle mozione congiunta  del Consiglio Comunale di Torino su OPEN DATA e SOFTWARE LIBERO, che oggi, 19 settembre 2012 è stata discussa e approvata nella riunione del consiglio comunale. Le mozioni erano state precedute da  alcune audizioni presso le commissioni consigliari  degli  esperti del comitato di Torino Digitale , fra cui il prof. Juan Carlos De Martin, Co-direttore del Nexa Centro di ricerca su Internet e Società;  Fabio Malagnino e Vittorio Pasteris (comitato al quale Cisg aderisce)Le due mozioni presentate  hanno avuto l’approvazione bipartisan di tutte le forze politiche (PD, Forza Italia, Movimento 5 stelle, Lega, IDV  et.),  un segnale importante per i temi dell’innovazione.. un segnale di speranza nei tempi cupi che stiamo attraversando.

Dopo un minuto di silenzio e cordoglio sentito della citta per la morte di Giovanni Porcellana sindaco di Torino dal 1970 al 1973, e un breve discorso del sindaco Fassino,  la consigliera Fosca Nomis ha illustrato la mozione Open Data, con la quale il comune si impegna a mettere on line  a disposizione dei cittadini  le informazioni e i dati raccolti ed elaborati  dal Comune e dalle azinede municipalizzate con soldi pubblici, per aumentare la trasparenza e consentire anche a privati di utilizzare i dati per  creare  ulteriore valore aggiunto (nuovi servizi e imprese) in questa difficile fase di crisi economica che attraversiamo.
La mozione  prevede che i dati siano in formato digitale aperto, facilmente consultabili,  elaborabili ed interoperabili, con  altre banche dati. Il consiglio comunale   ha richiesto  di monitorare lo stato dell’arte dello sviluppo degli open data; gli uffici dovranno relazionare al Consiglio  in merito ‘evoluzione dei risultati del processo di apertura dei dati.Il consigliere Marco Muzzarelli ha quindi presentato la seconda mozione sul  Software Libero, che , nell’ottica della Smart City è strettamente connessa con la mozione open data,  nell’ottica di apertura e condivisione dii dati e delle  informazioni anche in altri luoghi, non solo torinesi, e possano essere utilizzati per creare valore aggiunto. Il testo della mozione è consultabile sul sito dello stesso consigliere: http://www.marcomuzzarelli.it/wp-content/uploads/2012/09/20120919-mozione-sw-libero-DEF.pdf
Ora diventa necessario, secondo i consiglieri,  per tradurre nel concreto le preziose mozioni  istituire un tavolo tecnico di lavoro per iniziare a discutere insieme di questi dati. Sarebbe utile secondo i consiglieri organizzare una serata  a porte aperte in sala rossa  su tali materie al fine di coinvolgere Università, Centri di Ricerca 

Nell’ intervento  della Consigliera Montalcini: si è evidenziato  come analoga mozione era stata presentata nel 2002 e approvata nel 2003 e si richiede di   andare a verificare  lo stato di attuazione della delibera di dieci anni fa.  Secondo la Montalcini sarebbe stato  opportuno citare la precedente mozione nel nuovo testo. sarebbe utile secondo la consigliera conoscere lo stato dell’arte di tutte le mozioni presentate e votate dal cosniglio anche in un’ottica di trasparenza, di economicità ed efficienza.

Nell’ intervento del consigliere  Bertola del Movimento 5 Stelle ha   sottolineaato  il sostegno a queste due mozioni, molto importanti sia per aspetti economici che di trasparenza e ha richiesto di approfondire gli esiti della precedente mozione in materia di software libero di dieci anni prima: è opportuno chiedersi quali siano  le resistenze interne, che comunquesi riscontrano  nella vita di tutti i giorni nel percorso del software libero. “Ad esempio le riprese del consiglio che sarebbero open data, non sono immediatamente pubblicabili. Inoltre viene consegnato a ciascun consigliere un computer con windows. Ora e’ stato consegnato un ipad e noi ci siamo rifiutati di ritirarlo, poiche’ e’ l’ambiente piu’ chiuso che si possa concepire”.
La votazione approva entrambe le mozioni con la totalità dei presenti a favore. Le mozioni sono approvate.
per seguire la registrazione audio e video della seduta del consiglio:
http://www.comune.torino.it/consiglio/documenti/cc/vol/Verbali1.asp
Nel corso della seduta del 14 luglio 2012 della I Commissione del consiglio comiunale di Torino erano state discusse le proposte di mozione su Open Data e Software Libero, primi firmatari i consiglieri democratici Fosca Nomis e Marco Muzzarelli. Le mozioni propongono che l’amministrazione torinese favorisca l’accessibilità on line e la libera riutilizzazione dei suoi dati e si avvalga progressivamente di software liberi e non a pagamento.
“Un primo passo – ha commentato la Consigliera Nomis – per rendere questa città un laboratorio per la sperimentazione di pratiche che favoriscano la partecipazione dei cittadini e lo sviluppo di un ecosistema digitale, partendo dal presupposto che qui esistono le conoscenze e le competenze per fare di Torino la prima vera Città Digitale d’Italia”. “Il Comune, anche attraverso le sue aziende partecipate, gestisce una grande quantità di set di dati – ha concluso Nomis – che possono essere resi disponibili, favorendo da un lato la trasparenza e dall’altro la ricerca e lo sviluppo di servizi on line innovativi”.
“Abbiamo deciso di presentare congiuntamente queste due proposte perché entrambe intendono stimolare il ricorso alle nuove tecnologie con la duplice finalità di promozione dello sviluppo e razionalizzazione delle risorse, in linea con gli obiettivi della nostra amministrazione” ha precisato il Consigliere Muzzarelli che nella mozione a sua firma propone all’amministrazione di verificare tempi e costi per una migrazione al software libero degli applicativi e delle postazioni attualmente in uso in Comune.